Carmen Gravagna
Nasce a Catania il31/07/1972 da padre catanese e madre Ennese, ha iniziato a studiare nel campo artistico all’età di 14 anni, conseguendo il Diploma di Maturità con il massimo dei voti all’Istituto Statale d’Arte di Catania dove ha partecipato a diverse esposizioni e concorsi di carattere nazionale conseguendo numerosi premi e attestati. Durante gli anni della formazione artistica frequenta la scuola del Maestro Nino Mustica e da lui apprende e si nutre del sentimento poetico ed emozionale del colore. Negli anni tra il 2000/2006 frequenta ed espone a Neuchatel in Svizzera. A seguire molte personali di pittura incentrate sul tema del “Corpo Anima” Dal 2007 al 2010 vive e lavora presso la sua Atelier a Catania,2011/2013 a Roma dove espone alla Domus Talenti e dove con il patrocinio della Città di Roma e dei suoi Municipi organizza una Mostra itinerante presso i Municipi di Roma con la collaborazione della Casa Internazionale delle donne portando il tema “Il corpo del sé “L'evento apre una finestra sullo spazio cognitivo del sé attraverso la pittura degli sguardi in relazione con la spazio rappresentativo di un nuovo concetto di interiore personale ed esteriore collettivo in continua trasformazione. La Mostra, ispirata concettualmente al pensiero “dell’Intelligenza collettiva” di Derrick de kerckhove sociologo belga vuole esprime lo sforzo scientifico e plastico di fare dello spazio una cosa oggettiva, fissa ed esterna alla persona; vuole rappresentare la trasformazione dello spazio e del sé attraverso la perdita di fluidità della visione dello stesso. Sempre nella città capitolina le sue opere si trovano presenti nei maggiori salotti letterari e d’arte. Vernissage: 01/09/2013.
Successivamente si trasferisce a Firenze e poi nuovamente a Catania; dove nasce il progetto KarMart , Opere d’arte portatili, e dove nasce il progetto ”Giappone” e la relativa mostra. Attualmente vive e lavora nel suo Atelier a Milano.
Leonardo Lodato Recensione
L’artista unisce nel suo percorso pittura,poesia,musica e comunicazione, elementi per lei imprescindibili e sempre in evoluzione e come coriandoli mimetici li filtra nel suo operato quotidiano. Un universo armonico di suoni dove il colore diventa un mezzo che invia influssi nell’anima e li proietta dando vita alla forma e alla figura Spesso la poesia attraversa il colore e le forme, la comunicazione visiva pertanto diventa un mix di immagini e parole sussurrate Il giornalista Leonardo lodato ha scritto: Il vino del solitario è quello che scorre nell'inchiostro di Carmen. E' il vino di Baudelaire, dei suoi decrepiti ma fieri cenciaiuoli, degli assassini, degli amanti che, come due cherubini, salpano per l'aereo cammino. La sua pittura è poesia e viceversa. E' un continuo scambio di informazioni vitali, è un continuo susseguirsi di lampi di parole, di getti di colore. Ogni pennellata è il colpo d'ala di un angelo che spazza via il seme della vita. E' la nemesi del maudit, il manifesto ribelle di una personalità che vive ai margini della nostra società e che, pur tuttavia, la frequenta con la bulimia del bene e del male.
Carmen, nel suo cammino artistico, compie un'immersione profonda nelle viscere degli abissi più oscuri della nostra anima. Respira una miscela capace di assicurarle la giusta lucidità quando la tela è bianca immacolata e urla il bisogno di conoscere il proprio destino. Il suo sangue è un 'trimix' di sensazioni e i suoi nervi sono tesi e compatti. E' squalo e delfino al tempo stesso, preda e predatore, vittima e carnefice. La sua arma sono le parole. Le culla come figli e, come una Medea moderna, fa sì che, volontariamente, le sfuggano di mano per lasciare che si uccidano da sole, che si smaterializzino, che trascinino boia e ghigliottinato nel più profondo dei mari. Il pennello è il corallo che le si spezza tra le dita, è il richiamo della sirena, è Eros e Thanathos in un continuo gioco di rimandi.
Carmen vive due vite, forse qualcuna in più. Vive la vita di donna e di bambina, di madre e di figlia, di moglie e di amante, di donna e di uomo. Di angelo. Perché soltanto chi può aprire le ali come una manta e solcare l'oceano dell'empia pochezza della nostra vita, può permettersi di giocare con il verbo, con il colore, con la luce. Con la vita.
“Il colore è luce che riflette
Archetipiche e fluide le linee incise
quando tracciano un ponte fra percezioni sensoriale e idea
Vivere in Arte è…
Fluire nei colori annientandomi in essi,
per poi risorgere come pigmento puro”